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E adesso? Il settore culturale ha ancora molta strada da fare per tornare alla normalità

[Comunicato stampa della Taskforce Culture]

Anche se la situazione epidemiologica generale sembra volgere al meglio e gran parte delle restrizioni potrebbero decadere già nelle prossime settimane, per gli svizzeri e per tutto il settore culturale internazionale la strada da fare per tornare alla normalità è ancora molto lunga. Abbiamo bisogno di unire le forze per un „rilancio della cultura“!

La Taskforce Culture accoglie con favore l’allentamento o addirittura la revoca anticipata delle attuali restrizioni che, da quasi due anni, si ripercuotono sul settore culturale con conseguenze pesanti. Malgrado questi sviluppi positivi, però, non sarà facile per il settore culturale riprendere le attività a pieno regime.

È necessario dare un segnale alla cultura

Dall’inizio della pandemia, le autorità hanno invitato un’infinità di volte a rimanere a casa e, possibilmente, ridurre al minimo i contatti sociali. Gli eventi al chiuso sono stati dichiarati ad „alto rischio“, se non addirittura vietati. Non stupisce, quindi, se questo messaggio ha cambiato il comportamento del pubblico. Le autorità devono ora segnalare chiaramente che le restrizioni imposte in passato non sono più adeguate. I tempi sembrano maturi per diffondere un nuovo messaggio altrettanto chiaro: scendiamo dal divano, andiamo ai concerti!

Anche le attività culturali delle associazioni amatoriali e della formazione culturale hanno subito e continuano a subire le conseguenze di severe restrizioni. I vuoti aperti dalla pandemia si fanno sempre più evidenti, ad esempio nella promozione dei giovani talenti. Anche in questo caso è necessario diffondere un messaggio chiaro: si tratta di attività preziose e importanti che producono un effetto positivo non solo sul benessere della persona, ma anche sulla vita sociale.

Complessità del settore culturale, ancora lontano dal ritrovare un equilibrio

A differenza di altri settori duramente colpiti dalla pandemia, nella cultura non è quasi mai possibile far ripartire l’attività da un giorno all’altro. Da un lato, il networking internazionale è enorme, ad esempio per quanto riguarda la pianificazione delle tournée, che comporta una relativa dipendenza dai paesi stranieri e dalle misure che hanno adottato. Un’altra grande sfida è il ristagno della produzione: è reale il pericolo di creare una saturazione riprendendo di colpo tutte le attività. Sarà impossibile trovare spazio per tutti gli eventi rimandati, e ciò comporterà un minor guadagno per gli operatori culturali, che spesso si trovano ancora a fronteggiare un calo di lavoro.

Dall’altro lato, in certi ambiti professionali si registra già una carenza di specialisti: operatori culturali, ma anche tecnici e altri professionisti attivi in campo culturale si vedono non di rado costretti a orientarsi verso altri mestieri e verranno dunque a mancare quando la vita culturale riprenderà il suo corso.

Sostegno fino alla fine: i modelli esistono

In Svizzera, durante la pandemia, la Confederazione e i Cantoni non hanno abbandonato a sé stessi né gli operatori né le imprese culturali. Le diverse misure adottate hanno contribuito in modo determinante a impedire il colpo di scure. Tuttavia sarebbe un errore fatale credere che, venendo meno le restrizioni, tutte le misure di sostegno e compensazione non siano più necessarie per nessuno. In molti casi le assicurazioni private non potranno più coprire i rischi, sebbene le misure ancora in essere continueranno a comportare costi aggiuntivi, ad esempio quando la malattia o la quarantena degli artisti o dei tecnici provocano il rinvio o la cancellazione di una produzione. Mentre, ad esempio, gli aiuti emergenziali per gli operatori culturali e i contributi per progetti di ristrutturazione resteranno in vigore, altre forme di sostegno (come l’indennità per perdita di guadagno o l’indennità Corona) sono legate alle  restrizioni imposte dallo stato.

I sostegni ai progetti di ristrutturazione che proseguiranno fino alla fine di novembre non sono adatti a „rivitalizzare“ la cultura perché hanno un margine troppo stretto. Secondo Taskforce Culture è necessario avviare un „programma di ripartenza della cultura“ ben più ampio e con una soglia più bassa, sull’esempio di quello varato dal Consiglio federale per l’industria del turismo: in fondo il richiamo di un luogo è dovuto anche alla ricchezza e alla qualità della sua offerta culturale. Paesi vicini, come ad esempio la Germania con il suo programma „Neustart Kultur“, dimostrano che c’è bisogno di intervenire e dare sostegno e che esiste la volontà politica per farlo.

Bisogna quindi approntare, insieme, tutti i mezzi necessari per ridare vita alla cultura svizzera e permettere alla cittadinanza di riscoprire il lavoro dei nostri artisti e dei nostri operatori culturali.


Membri di Taskforce Culture: Stefan Breitenmoser (SMPA – Swiss Music Promoters Association), René Gerber (Cinésuisse – Organizzazione mantello dell’industria cinematografica e audiovisiva svizzera, ProCinema – Associazione svizzera per il cinema ed il noleggio), Regine Helbling (Visarte – Associazione professionale degli artisti visivi), Liliana Heldner (DANSE SUISSE – Associazione professionale della danza), Christian Jelk (Visarte – Associazione professionale degli artisti visiviz), Sandra Künzi (t. Professionisti dello spettacolo Svizzera), Alex Meszmer (Suisseculture), Jonatan Niedrig (PETZI – Federazione svizzera dei club e dei festival di musica), Anne Papilloud (Sindacato Svizzero Romando dello Spettacolo / SSRS),  Nicole Pfister Fetz (A*dS – Autrici e Autori della Svizzera, Suisseculture Sociale), Rosmarie Quadranti (Cultura), Nina Rindlisbacher (SMR – Consiglio svizzero della musica), Jürg Ruchti (Società Svizzera degli Autori SSA), Beat Santschi (USDAM – Unione Svizzera degli Artisti Musicisti), Ruedi Schweizer (Night of Light), Christoph Trummer (SONART – Associazione dei musicisti svizzeri)

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